Tour Mongolia 2025. Scopri la Mongolia con NBTS Viaggi Tour Operator, un paese unico e affascinante, rimasto isolato per secoli e ancora lontano dal turismo di massa. Una terra che incanta con paesaggi mozzafiato e spazi infiniti, dipinti da una straordinaria tavolozza di colori. Dalle montagne al deserto del Gobi, dai laghi cristallini alle cascate e alla steppa sconfinata, la Mongolia offre una natura straordinaria e autentica, abitata da cavalli mongoli, cammelli e persino testimoni della preistoria, come i resti fossili dei dinosauri.
Viaggi organizzati Mongolia. NBTS tra i migliori Tour Operator Mongolia propone itinerari unici per scoprire la Mongolia, combinando esperienze naturalistiche e culturali. I templi buddhisti ricchi di arte, le tradizioni millenarie e l’incontro con le etnie locali – come i Tsaatan, i Kazaki e i nomadi della steppa – rendono ogni viaggio in Mongolia un’esperienza indimenticabile. Scegli il tuo Tour Mongolia 2025 tra i nostri programmi organizzati con guide esperte, e vivi l’avventura in un paese che ti sorprenderà per autenticità e bellezza.
Per i cittadini italiani in viaggio in Mongolia è necessario il passaporto con validità residua di almeno sei mesi.
Il Governo della Mongolia ha temporaneamente esentato dall’obbligo del visto, a partire dal gennaio 2023, i cittadini di 34 Paesi, tra cui l’Italia, per viaggi turistici inferiori a 30 giorni. Il provvedimento sarà valido per due anni, fino al dicembre 2025.
La Mongolia è situata nella parte interna dell’Asia su un enorme altopiano con altitudine media di oltre 1.500 metri e presenta un clima di tipo continentale dove gli inverni sono rigidissimi e secchi e le estati miti. Le temperature, pur trattandosi di uno stato di vaste dimensioni, sono abbastanza uniformi in tutte le regioni.
Ad Ulaanbaatar (1.350 m) in genere le temperature iniziano a scendere sotto i 0 °C nel mese di ottobre, per arrivare nei mesi di gennaio e febbraio a -30 °C; a sud del paese nel deserto del Gobi le temperature passano dai –30 °C dell’inverno a picchi nel mese di agosto che possono arrivare ai 40 °C; a nord dove il lago Khovsgol domina il territorio, il paesaggio è fatto di montagne innevate, steppe dove terreno è quasi permanentemente gelato, e laghi ghiacciati che iniziano a sciogliersi solo a partire da giugno.
Le precipitazioni sono scarse e si concentrano soprattutto nei mesi di luglio e agosto, quasi assenti nell’area del deserto del Gobi. L’aria è molto secca, il cielo quasi sempre sereno con 260 giorni di sole all’anno, in particolare d’inverno quando il Paese, dominato da pressioni molto elevate, ha condizioni di tempo stabile; in primavera invece soffiano dal nord freddi venti impetuosi.
Quando partire? La stagione migliore per recarsi in Mongolia è l’estate nei mesi di luglio e agosto.
Durante i viaggi che vanno da giugno a settembre consigliamo di prevedere un abbigliamento comodo e casual con magliette dalle maniche corte e qualche capo più caldo tipo pile, in quanto ci si potrà trovare a temperature oltre i 30 °C o inferiori allo 0 °C, per arrivare in alcune aree del paese anche a temperature inferiori. Durante l’inverno consigliamo di portare dei capi di abbigliamento tecnici per il freddo che può arrivare fino a -40 °C.
+7 ore rispetto all’Italia, +6 durante l’ora legale.
La corrente elettrica è a 220 volt. Le prese sono di standard europeo e l’adattatore universale (che è comunque bene portare in viaggio) non serve che di rado. Sono però possibili interruzioni di energia elettrica, soprattutto in estate.
Khalkha Mongol (mongolo). Diffusa è la conoscenza del russo, specialmente tra le generazioni più anziane. Diffusa, soprattutto nella capitale, la conoscenza della lingua inglese, in particolare tra i giovani.
La tugrik mongola (codice ISO: MNT) è la valuta ufficiale della Mongolia, emessa dalla Banca Centrale della Mongolia. Il simbolo utilizzato è “₮”. La valuta è suddivisa in 100 möngö, ma le monete sono ormai praticamente in disuso a causa dell’inflazione e della mancanza di coniazione di nuovi pezzi. Le banconote in circolazione variano da 1.000 a 100.000 tugrik, e presentano figure storiche, monumenti e tradizioni culturali mongole. La valuta è soggetta a fluttuazioni, influenzata in parte dalla crescita economica e dalle risorse naturali, come il settore minerario.
Per i turisti, è possibile cambiare valute estere (come il dollaro statunitense o l’euro) presso banche e uffici di cambio nelle città principali, come la capitale Ulaanbaatar. L’uso di carte di credito è in aumento, soprattutto nelle aree turistiche, ma è comunque consigliato portare contante, in particolare per le transazioni più piccole o nelle zone rurali..
La gastronomia mongola è profondamente legata alla vita nomade e al clima rigido del Paese, privilegiando piatti sostanziosi e nutrienti. Nella capitale, Ulaanbaatar, si trovano numerosi ristoranti che offrono cucine internazionali, tra cui italiana, francese, messicana, indiana, araba, coreana, giapponese, russa e cinese. Tuttavia, la vera essenza della cucina mongola si scopre nelle case private o nelle campagne, dove prevalgono ingredienti locali come carne, latticini e farine.
La carne, spesso di montone, manzo o cavallo, è l’elemento principale, accompagnata da riso, pasta o patate. Tra i piatti tradizionali più celebri spiccano i buuz, ravioli cotti al vapore ripieni di carne, e il khuushuur, una sorta di pasticcio fritto. I latticini giocano un ruolo cruciale, con prodotti come il formaggio secco (aaruul) e il burro.
Le bevande tipiche includono il suutei tsai, un tè salato con latte, e l’airag, latte di giumenta fermentato, simbolo dell’ospitalità mongola. In città si fa un maggiore uso di verdure, mentre nelle zone rurali queste sono meno frequenti, compensando con piatti dal sapore rustico e autentico. Un’esperienza culinaria in Mongolia non è solo un viaggio nel gusto, ma anche nella cultura e nelle tradizioni nomadi.
Attualmente non è richiesta alcuna vaccinazione per viaggi in Mongolia. In ogni caso, si consiglia di consultare l’Ufficio di Igiene della propria città o il proprio medico. Per maggiori informazioni visita il sito del Ministero della Salute www.salute.gov.it e/o il sito del Ministero degli Affari Esteri www.viaggiaresicuri.it
Costruita lungo le sponde del fiume Tuul e circondata da deliziose montagne, la capitale Ulaan Baatar è dominata da palazzoni in stile sovietico. Ciononostante alcune persone vivono in estesi sobborghi ai margini della città, in tradizionali ger (yurte in feltro di forma circolare). Una palizzata di legno protegge le gher dalla furia dei venti, particolarmente violenti in primavera. Dalle colline circostanti si gode una bellissima vista sulla città, ma durante l’inverno il panorama è velato dall’inquinamento e il freddo è estremamente pungente.
Da piazza Sükhbaatar, il cuore della città, l’eroe della rivoluzione Damdiny Sükhbaatar dichiarò nel luglio del 1921 l’indipendenza della Mongolia dall’egemonia cinese. Nel 1989, la piazza fu anche teatro delle prime contestazioni che, in seguito, portarono alla caduta del regime comunista. In un giorno qualsiasi, la piazza è un luogo estremamente tranquillo in cui sostano solo piccioni e fotografi ambulanti. Sulla piazza si affacciano l’edificio del Parlamento e l’alta e moderna costruzione chiamata Palazzo della Cultura, che ospita l’imponente Galleria d’Arte della Mongolia e altre importanti testimonianze della cultura mongola.
Il Museo di Belle Arti Zanabazar ospita una straordinaria collezione di dipinti e sculture, comprese le opere d’arte del grande scultore e artista Zanabazar, oltre a numerose altre mostre di carattere religioso, come i thangka (dipinti su stoffa) e statue buddhiste.
Nei primi anni del XIX secolo, i circa 50.000 abitanti di Ulaan Baatar disponevano di oltre 100 süm (templi) e khiid (monasteri) buddhisti tibetani. Gran parte dei templi e dei monasteri, e tutti gli oggetti sacri in essi contenuti, furono distrutti nel corso delle purghe staliniste effettuate alla fine degli anni ’30. Il Gandantegchinlen Khiid è stato risparmiato perchè i comunisti lo utilizzavano come attrattiva turistica per affascinare i visitatori stranieri.
Gandan, che più o meno significa “luogo immenso della gioia completa”, è uno dei posti più affascinanti di Ulaan Baatar. Al suo interno sorgono splendidi templi decorati con oro e pietre preziose. I quasi 150 monaci che vivono qui fanno quello che possono per riportare la vita dei templi all’antico splendore, recitando le loro preghiere e celebrando le funzioni religiose.
E’ sopravvissuto alla furia stalinista anche il Palazzo d’Inverno di Bogd Khaan. Costruito tra il 1893 e il 1903, l’edificio ospitò per 20 anni l’ottavo Bogd Khaan (Buddha vivente) nonchè ultimo sovrano della Mongolia. Alla sua morte, avvenuta nel 1924, il governo filo-sovietico della Mongolia proibì qualsiasi futura reincarnazione, mettendo così fine alla lunga dinastia di capi religiosi buddhisti. I sei templi che sorgono nel perimetro del Palazzo d’Inverno contengono i numerosi oggetti offerti in dono al Bogd Khaan, tra cui una straordinaria collezione di animali impagliati.
Kharkhorin (Karakorum). Nel 1220, Genghis Khan decise di edificare la capitale del suo vasto impero mongolo a Karakorum. Dopo la morte del sovrano ricoprì il ruolo di capitale solo per 40 anni, quando Kublai Khan decise di trasferirla nell’odierna Pechino. Karakorum venne così abbandonata e in seguito distrutta da orde di soldati mancesi. Con i resti della città, nel XVI secolo si costruì il monastero Erdene Zuu, a sua volta fu distrutto durante l’epoca delle purghe staliniane. La moderna cittadina di Kharkhorin venne costruita sulle rovine dell’antica capitale.La costruzione del monastero Erdene Zuu (cento tesori), il primo centro buddhista in Mongolia, ebbe inizio nel 1586 e fu completata solo 300 anni più tardi. Comprendeva da 60 a 100 templi e circa 300 ger e, nei periodi di piena attività, il complesso era in grado di ospitare fino a 100 monaci. Come successe a Karakorum, il monastero fu prima abbandonato e poi saccheggiato dagli invasori mancesi.
I criminali stalinisti risparmiarono solo tre dei templi del monastero e uccisero un imprecisato numero di monaci. Il monastero rimase chiuso fino al 1965, anno in cui il governo ne permise la riapertura come museo, ma non come luogo di culto. Solo con la caduta del comunismo il monastero riprese le sue attività religiose.
Oggi Erdene Zuu conserva ancora gran parte dei suoi antichi splendori. I tre templi del complesso, circondati da una possente cinta muraria, sono dedicati alle tre fasi della vita del Buddha: l’infanzia, l’adolescenza e la maturità. Il tempio centrale, quello più importante, è chiamato Zuu di Buddha, e contiene due statue di Buddha fanciullo. Fuori dalle mura del monastero si trovano due “tartarughe di pietra“. In passato, quattro sculture come queste segnavano il confine dell’antica Karakorum.
Piuttosto curiosa è la roccia fallica nascosta in una valletta tra le colline a ridosso del monastero, a circa mezz’ora di cammino. Secondo la tradizione locale, tutte le donne che visitano la roccia devono avere un rapporto sessuale entro le 24 ore successive. Kharkhorin si trova 370 km a sud-ovest della capitale.
Monastero Amarbayasgalant Khiid. Dopo Erdene Zuu di Kharkhorin, Amarbayasgalant Khiid è considerato il monastero più importante del paese, nonché uno dei più belli. Situato nella Mongolia centrale, Amarbayasgalant Khiid fu costruito nel 1737 dal re mancese Kansu, che lo dedicò al grande buddista e scultore mongolo Zanabazar. I comunisti fecero il loro ingresso nel monastero negli anni ’30, distruggendo statue e 10 dei 37 templi. Attualmente, i templi sono generalmente chiusi, ma è possibile chiedere al capo dei monaci di aprire le porte del monastero, in cui sarete benevolmente accolti, per osservare le cerimonie quotidiane svolte dai 30 monaci residenti nel complesso.
Khövsgöl Nuur, è un immenso lago alpino di 2.760 kmq, con un’acqua così pura da poterla bere. Le sue acque sono ricche di pesci e lungo le sue sponde vivono pecore, stambecchi, orsi, alci e oltre 200 specie di uccelli. Circondato da una dozzina di montagne alte 2.000 metri, fitte pinete e verdi vallate su cui pascolano yak e cavalli. Il lago Khövsgöl Nuur è tra i luogo più spettacolari della Mongolia, tanto da togliere il fiato. Il lago, situato lungo il confine russo, viene chiamato con il soprannome di “madre” dalla popolazione locale, che lo considera sacro. Intorno al lago si aprono diverse caverne, piuttosto difficili da trovare senza la guida.
Tre diverse popolazioni vivono nell’area: i mongoli darkhad, i burysats e i tsaatan. Il lago ha ben 90 immissari ma un solo emissario, il fiume Egiin Gol che sfocia poi nel lago Baikal, in Siberia. In inverno, Khövsgöl Nuur è completamente ghiacciato. Nei periodi più caldi è possibile visitare il lago con il kayak, oppure compiere bellissime passeggiate a piedi, a cavallo o in groppa a uno yak. Il periodo migliore per visitare la zona è la primavera (aprile o maggio), anche se fa ancora freddo e c’è il rischio di trovare il lago ghiacciato. I mesi estivi sono i più caldi ma anche i più affollati.
La riserva naturale del Khustain Nuuru venne istituita nel 1993 per salvaguardare i cavalli selvaggi mongoli, chiamati takhi, e le steppe in cui vivono. Il takhi è forse il simbolo più noto ed emblematico dell’originale e variegata fauna della Mongolia. Noto anche come cavallo di Przewalski (dal nome di un esploratore polacco che per primo se ne interessò), il takhi era solito vagabondare per la campagna in grandi branchi. I bracconieri a caccia delle loro carni e l’impoverimento dei pascoli dovuto all’eccessiva attività agricola, determinarono negli anni ’60 la quasi totale estinzione della specie equina.
Nei primi anni ’90, con l’appoggio di gruppi ambientalisti internazionali, fu possibile reintrodurre numerosi capi di takhi in aree protette specificamente designate allo scopo, vale a dire nei 90.000 ettari del Khurstain Nuure e nelle zone a sud del Gobi. La riserva naturale si trova circa 100 km a sud-ovest della capitale Ulaan Baatar.
Diversamente dagli altri parchi nazionali del Deserto del Gobi, il Gurvansaikhan offre diversi luoghi interessanti e strutture turistiche di buon livello, come accampamenti di ger e strade. Il parco ospita montagne, fossili di dinosauri, straordinarie dune di sabbia, formazioni rocciose e una valle ricoperta dal ghiaccio per gran parte dell’anno. Nel parco vivono anche 200 specie di uccelli, tra cui il trombettiere mongolo del deserto, l’avvoltoio monaco, la sterpazzola nana e l’ottarda ubara.
La vegetazione, se pur scarsa, è il principale mezzo di sostentamento di gazzelle dalla coda nera, leopardi delle nevi, stambecchi, pecore argalì e alcune specie protette di cammello. Per visitare il parco è necessario un permesso a pagamento, rilasciato presso l’ingresso della valle Yolyn Am, dove troverete anche un piccolo museo di animali impagliati.
La maggior parte degli stranieri pensa che il Gobi sia un luogo desolato, esotico e mistico. In parte ciò corrisponde a verità, ma in realtà il deserto è ricoperto soprattutto da distese d’erba, cespugli e rocce: le oasi e la sabbia costituiscono solo il 3% circa del territorio. Si tratta, comunque, di una terra in cui gli estremi convivono: una quantità soddisfacente di pioggia cade solo ogni 2 o 3 anni, e le temperature possono arrivare ben oltre i 40°C in estate o scendere al di sotto dei -40°C in inverno, mentre in primavera le tempeste di sabbia e polvere possono essere particolarmente violente.
Gurvansaikhan si trova 340 km a sud-ovest di Ulaan Baatar, nei pressi della cittadina di Dalanzadgad, non molto lontano dal confine cinese.
In origine piccola comunità agricola e, in seguito, centro di scambi con la Russia, la cittadina di Khvod è oggi un attivo polo industriale e per i turisti costituisce un’ottima base di partenza per l’esplorazione della Mongolia occidentale. All’estremità settentrionale della città sorgono le rovine di Sangiin Kherem, un sito archeologico seriamente minacciato dall’incuria, costruito nel 1762 circa dai condottieri mancesi che in passato conquistarono e governarono con la forza l’intera Mongolia. Il complesso, cinto da mura, venne completamente abbandonato dopo la rivoluzione cinese del 1911 che portò alla deposizione dell’ultimo imperatore. Le impervie e aride colline a nord delle rovine offrono un panorama stupendo e la possibilità di fare splendide escursioni a piedi.
Le quattro vette che circondano Ulaan Baatar sono considerate sacre. Il Tsetseegum, il Chingeltei, il Songino Khairkhan e il Bayansurkh corrispondono, più o meno, ai quattro punti cardinali. Le quattro cime, un vero paradiso per gli appassionati di escursioni, sono ricoperte di foreste di larici e praterie in cui vivono uccelli meravigliosi e animali selvatici, come lo stambecco e lo zibellino.
Tsetseegum Uul (2.260 m), la più bella delle quattro, è il punto più elevato della catena montuosa di Bogdkhan Uul, che sovrasta l’orizzonte di Ulaan Baatar. I mesi da giugno a settembre sono quelli più indicati per visitare la zona. Per raggiungere il Tsetseegum, il percorso più facile è quello denominato Manzshir Khiid, che parte dal versante meridionale della montagna. Lungo il tragitto si aprono ampie distese verdi e campi disseminati di massi e ovoos (mucchi di pietre lasciate come dono votivo agli dei). Il sentiero Zaisan, quello più panoramico ma anche il più impegnativo, comporta sei ore di cammino sia per l’andata sia per il ritorno.