I viaggi in America di Amerigo Vespucci I viaggi in America di Amerigo Vespucci. Breve descrizione dei viaggi dei primi navigatori che scoprirono l’America con citazioni delle… I viaggi in America di Amerigo Vespucci. Breve descrizione dei viaggi dei primi navigatori che scoprirono l’America con citazioni delle lettere scritte da Vespucci. Primo viaggio 1497 – 1498 Amerigo partecipò al viaggio di esplorazione con Juan de la Cosa. Il probabile comandante di questa spedizione era Juan Díaz de Solís. Probabilmente fu il re Ferdinando II di Aragona a volere questa spedizione, per rendersi conto se la terraferma fosse realmente distante dall’isola di Hispaniola ed avere così una visione più ampia e precisa delle nuove terre. Le navi toccarono terra probabilmente nella attuale penisola della Guayira (Colombia), in quanto nelle sue lettere Vespucci descrive i nativi locali e il loro uso delle amache, e la loro descrizione fa pensare agli indigeni Guyairos. Successivamente la spedizione deve aver visitato la attuale laguna di Maracaibo. Qui Vespucci nota delle casupole sul mare e pensa a Venezia, nelle sue lettere infatti dice: «E seguendo da lì sempre la costa, con varie e diverse navigazioni e trattando in tutto questo tempo con molti e diversi popoli di quelle terre infine, dopo alcuni giorni, giungemmo ad un certo porto nel quale Dio volle liberarci di grandi pericoli. Entrammo in una baia e scoprimmo un villaggio a modo di città, collocato sopra le acque come Venezia, nel quale vi erano venti grandi case, non distanti tra loro, costruite e fondate sopra robusti pali. Davanti agli usci di codeste case vi erano come dei ponti levatoi, per i quali si passava da una all’altra, come se fossero tutte unite.» A lui si deve quindi anche il nome di Venezuela. La spedizione rientrò in Europa costeggiando le coste centro americane e navigando tra l’isola di Cuba e la Florida, provando così l’insularità di Cuba. Secondo viaggio 1499 – 1500 Amerigo partecipò ad una spedizione guidata da Alonso de Hojeda. Nella spedizione vi era anche il cantabrico Juan de la Cosa, famoso pilota e cartografo. Dopo aver toccato terra in corrispondenza dell’odierna Guyana, i due si separarono. Amerigo continuò verso sud fino a toccare la foce del Rio delle Amazzoni, all’incirca a 6°S. Una delle prove dell’arrivo di Vespucci presso le due bocche del Rio delle Amazzoni (bocca nord e sud, detta Parà), è questa citazione, parte delle sue lettere a Lorenzo di Pier Francesco de Medici: «Credo che questi due fiumi siano la causa dell’acqua dolce nel mare. Accordammo entrare in uno di questi grandi fiumi e navigare attraverso di esso fino ad incontrare l’occasione di visitare quelle terre e popolazioni di gente; preparate le nostre barche ed approvvigionamenti per quattro giorni con venti uomini ben armati ci mettemmo nel fiume e navigammo a forza di remi per due giorni risalendo la corrente circa diciotto leghe, avvistando molte terre. Navigando così per il fiume, vedemmo segnali certissimi che l’interno di quelle terre era abitato. Quindi decidemmo di tornare alle caravelle che avevamo lasciato in un luogo non sicuro e così facemmo.» Analizzando questa lettera, si nota che Vespucci parla di due fiumi la cui acqua dolce viene notata nel mare, al largo. Questi fiumi non possono che essere le due disinmboccature del Rio delle Amazzoni, quella nord dove sorge l’attuale città di Amapà e quella sud dove sorge Belem, detta Parà. Vespucci fu quindi il primo europeo ad individuare l’estuario del Rio delle Amazzoni pochi mesi prima di Vicente Yanez Pinzon. Successivamente Vespucci proseguì verso sud fino al Cabo de San Agustin. Di questo viaggio Vespucci ci ha lasciato alcune descrizioni dei popoli incontrati e della fauna trovata. È interessante vedere che il fiorentino veniva colpito dalla fauna (pappagalli), che in questo passaggio descrive con stile poetico: «Quello che vidi fu…tanti pappagalli e di tante diverse specie che era una meraviglia; alcuni colorati di verde, altri di uno splendido giallo limone e altri neri e ben in carne; e il canto degli altri uccelli che stavano negli alberi era cosa così soave e melodica, che molte volte rimanemmo ad ascoltare tale dolcezza. Gli alberi che vidi sono di tale e tanta bellezza e leggerezza che pensammo di trovarci nel paradiso terrestre…» Quindi la spedizione rientrò verso nord riconoscendo l’isola di Trinidad e il fiume Orinoco, prima di fare ritorno in Spagna. Terzo viaggio 1501 – 1504 In questo periodo, Amerigo viaggiò al servizio del Portogallo. Nel 1501 prese parte ad una spedizione comandata da Gonzalo Coelho. La spedizione si fermò alcuni giorni nelle isole di Capo Verde, e venne in contatto con le navi di Pedro Álvares Cabral, esploratore portoghese di ritorno dal suo viaggio in India. A Capo Verde Vespucci conobbe l’ebreo Gaspar da Gama che gli descrisse i popoli, la fauna e la vegetazione dell’India. Comparando questo racconto con quello che lui aveva osservato nel Nuovo Mondo, si convinse ancor di più che le terre da lui visitate non potevano fare parte dell’Asia. La spedizione di Coelho raggiunse successivamente le attuali coste brasiliane, entrò il 1º gennaio 1502 in una baia meravigliosa che fu nominata Rio de Janeiro. Quindi la spedizione proseguì verso sud raggiungendo l’estuario di un immenso fiume il Rio de la Plata che fu inizialmente battezzato Rio Jordan. La spedizione, si spinse più a sud fino alla latitudine 52 sud quasi all’imboccatura del famoso stretto che sarà scoperto 18 anni più tardi dal portoghese Ferdinando Magellano. Il punto più a sud della Patagonia raggiunto da Vespucci fu il Rio Cananor. Qui di seguito si riporta un passaggio delle “Lettere” di Amerigo Vespucci, nel quale il fiorentino descrive gli ultimi giorni del viaggio in Patagonia prima di ritornare verso il Portogallo: «Navigammo fino ad incontrare che il Polo meridionale si elevava cinquantadue gradi sopra l’orizzonte, in termini che già non potevamo vedere la Orsa maggiore né la minore. Il 3 di aprile ci fu una tormenta così forte che ci fece ammainare le vele, il vento era di levante con onde grandissime e aria tempestosa. Così forte era la tempesta che tutta la ciurma stava in gran temore. Le notti erano molto lunghe, quella del 7 di aprile fu di quindici ore, perché il sole stava alla fine di Ariete e in questa regione era inverno. Il racconto di Vespucci continua cosi: Nel bel mezzo della tempesta avvistammo il 7 di aprile una nuova terra, che percorremmo per circa venti leghe, incontrando delle coste selvagge, e non vedemmo in essa nessun porto, ne gente, credo perché il freddo era così intenso che nessuno della flotta poteva sopportarlo. Vedendoci in tale pericolo e tale tempesta, che appena si poteva vedere una nave dall’altra, tanto erano alte le onde, accordammo fare segnali per riunire la flotta e lasciare queste terre per rientrare verso il Portogallo. E fu una decisione molto saggia, perché se avessimo ritardato quella notte, di sicuro ci saremmo perduti tutti.» Si dice che Ferdinando Magellano nel 1520, quando i suoi uomini vacillarono disse: «Fin qui arrivò Amerigo Vespucci, il nostro destino è di andare oltre!» Quarto viaggio 1503 – 1504 Nel suo quarto viaggio, sempre comandato dai portoghesi, Vespucci individuò un’isola situata nel bel mezzo dell’oceano che fu successivamente battezzata Fernando de Noronha, in onore di uno dei componenti dell’equipaggio. Quindi la spedizione continuò verso le coste dell’attuale Brasile, ma non ci furono importanti scoperte. 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